"... E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri,
perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili.
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio,
affinché Egli vi innalzi a suo tempo;
gettando su di Lui ogni vostra preoccupazione,
perché Egli ha cura di voi" (1 Pi. 5:5-7)
Com’è possibile che l’umiliazione possa essere un atteggiamento positivo e lodevole? Infatti in un’epoca come la nostra, in cui si mette così tanto in evidenza la grandezza, la nobiltà, dove il valore più importante è l’affermazione di sé stessi, avere un alto concetto di sé stessi, non piegarsi di fronte a niente e a nessuno, "non lasciarsi calpestare", umiliarsi volontariamente è considerato qualcosa di aberrante, sbagliato, addirittura patologico. Si dice: "ha dovuto subire tante umiliazioni", oppure "non tollero umiliazioni di sorta". Da molti persino l’atteggiamento tipico della religione, cioè la preghiera e il senso di dipendenza da Dio, è visto come "umiliante", cioè qualcosa che degrada e che è lesivo della propria dignità. Non per nulla molti "si vergognano" a dare intendere di essere "religiosi".
Secondo il dizionario significa Mancanza di orgoglio, di superbia, virtù di chi riconosce e accetta i propri limiti.
Significa quindi vedersi quali effettivamente noi siamo,
ammettere onestamente i propri limiti,
riconoscere un’autorità legittima al di sopra di noi e sottomettersi volentieri ad essa.
"Sottomettetevi dunque a Dio... avvicinatevi a Dio,
ed egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori;
e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo! ...
Umiliatevi davanti al Signore, ed egli vi innalzerà" (Gm. 4:7-10).
Quindi, l'umiliarsi è una denuncia aperta all'arroganza Umana, ma ricordiamo chi fu il primo arrogante in assoluto, Lucifero, che disobbedì a Dio, ribellandosi, volendosi porre al suo pari, poi Adamo ed Eva, istigati sempre da Satana, che disobbedirono a Dio cogliendo i frutti dall'albero della conoscenza del bene e del male.
Tutti siamo importanti, ma nessuno è migliore di un altro, infatti la bellezza della Vita sta nelle sue diversità, la dote di un individuo compensa la mancanza dell'altro, riconosciamo che non siamo i migliori ma siamo una piccola parte del Migliore, e cioè di Dio, Allah, Geova o come lo volete chiamare. Riconosciamo l'importanza del nostro prossimo infatti, per fare una metafora:
Il Dottore, se non avesse i suoi pazienti, non servirebbe a nulla.
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